La doppia vita della cimice



“Un insetto cosmopolita, succhiasangue, privo di ali, depressivo, di colore bruno-rossastro e odore fetido, che infesta le case e soprattutto i letti”. Così lo scrittore Henry Miller, grande corridore in stanze tarlate, descrisse la cimice in uno dei suoi primi romanzi, Moloch, nel 1928. L'uomo si vantava della frequente frequentazione della creatura, che riappare spesso nei suoi romanzi. In Tropique du Capricorne (1939), ci meravigliamo del modo in cui la bestia “rimane in attesa infinita dietro la carta da parati”, che ricorda “la trance dello yogi, la catalessi dell'individuo patologico”. In Black Spring (1936), l'autore chiarisce il suo punto di vista sulla presunta depressione dell'animale evocando "il mio amico Carl, che ha la vitalità di una cimice", perché vive, come lei, "nascosto nell'arazzo".

Infatti: gli individui della specie Cimex lectularius vivono in spazi elusivi e ristretti – interstizi, fessure, pieghe – dove “trascorrono la maggior parte del loro tempo ad aspettare”, scrive Brooke Borel, una giornalista scientifica avvistata su riviste popolari. autore di Infested: How the Bed Bug Infiltrated Our Bedrooms and Took Over the World, storia biologica, sociale e culturale della cimice, pubblicato a maggio dalla University of Chicago Press.

Nelle appendici del libro, l'autore raccoglie brani letterari – da Orazio ad Allen Ginsberg, passando per Goethe, David Herbert Lawrence e John Steinbeck – oltre ai titoli di 80 brani musicali che evocano l'animale: tra questi Bessie Smith (“Mean Old Bedbug Blues”, 1927), il gruppo new wave Echo and the Bunnymen (“Bedbugs and Ballyhoo”, 1987) e i Rolling Stones (“Shattered”, 1978, cartolina con echi punk di una New York frenetica e degradata). Quando queste ultime due band inserirono la cimice nelle loro canzoni, e quando Henry Miller vi tornò ancora una volta nel suo romanzo del 1960 Nexus ("Pacifico come una cimice, ho dormito"), l'animale è ora parte della leggenda bohémien e la memoria sbiadita. Nella vita reale, non ne è rimasto quasi nessuno.

Pensiamo: quando ne abbiamo sentito parlare per la prima volta? Cinque, dieci anni fa? Quindici anni al massimo? Il fenomeno ci appare oggi come nuovo. Quando in realtà, per quasi tutta la sua storia, l'umanità ha dormito con Cimex. Negli Atti di Giovanni (un apocrifo biblico), l'apostolo parla agli insetti e loro obbediscono. Il Talmud, che contiene un intero trattato (Michna Nida) dedicato alla presunta impurità delle donne mestruate, precisa che il divieto viene revocato se la donna dimostra che il sangue ha imbrattato il suo letto a causa di una cimice.

E ancora: l'esemplare più antico rinvenuto dagli archeologi risale al 1350 a.C. dC e proviene da una camera da letto nel sito egiziano di Tell el-Amarna, vicino alla tomba del faraone Akhenaton. Gli antichi greci mangiavano l'insetto con i fagioli per curare febbri o morsi di serpente. A Roma, Plinio il Vecchio sosteneva che potesse essere usato contro il mal d'orecchi.

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